Babilonia

Progetti: Scavo e valorizzazione del sito di Babilonia; Babilonia dal cielo. Studio del territorio di Babilonia da telerilevamento e analisi geomorfologiche
Sito: Babilonia
Responsabili: Giovanni Bergamini (scavo), Roberto Parapetti (progetto di valorizzazione). Carlo Lippolis (Babilonia dal cielo)
Anni: 1974, 1987-1989; 2008-2011

Nel 1974 la Direzione delle Antichità irachene affidò agli Istituti Italo-Iracheni del Centro Scavi Torino lo studio preliminare di un progetto di valorizzazione e restauro del sito di Babilonia. L'obiettivo del progetto era quello di ritardare il degrado del sito, dovuto all'erosione e alla risalita della falda freatica, e garantire una buona leggibilità del sito, i cui resti in elevato presentavano modestissimo grado di conservazione. Fra il 1987 e il 1989 vennero inoltre condotti scavi e prospezioni nel quartiere a sud dell'Esagil, denominato "SHU-AN-NA".

Babilonia, 90 km a sud dell’odierna Baghdad, rappresenta dagli inizi del II millennio a.C. il maggior centro politico, culturale e religioso della Mesopotamia centrale. La missione archeologica tedesca diretta da Robert Koldewey, tra l’ultimo decennio dell’800 e la Prima guerra mondiale definì con precisione l’impianto urbanistico e le rilevanze architettoniche principali della città, dall’età neobabilonese (VII-VI secolo a.C.) all’avvento dell’Islam. Della città di Nabucodonosor furono riconosciuti il doppio circuito di mura, i palazzi reali, i santuari, compreso quello di Marduk con la fatidica torre, le evidenze della deviazione dell’Eufrate in età achemenide, il teatro della città rifondata da Alessandro. La superficialità della falda freatica non consentì di indagare la città di Hammurabi.

I progetti di valorizzazione

Il progetto torinese cominciò con il rilievo topografico dell'area archeologica, che venne compiuto tra settembre e dicembre 1974 anche sulla base di un rilievo aerofotogrammetrico. Successivamente, una revisione critica dei risultati stratigrafici delle precedenti ricerche tedesche mise in dubbio la datazione a età neobabilonese dei resti delle fondazioni della torre suggerendone l’attribuzione ad età paleo-babilonese, grazie a considerazioni sulla quota di partenza dei primi gradini delle rampe scalari notevolmente inferiore alla quota media del fiume di età neobabilonese, entrambe documentate nei rilievi tedeschi.

Un primo progetto di interventi di bonifica e valorizzazione prevedeva innanzi tutto lo spostamento della linea ferrata Baghdad-Basra e della principale strada nazionale nord-sud che correvano adiacenti al tratto orientale delle mura interne. Il riconoscimento dell’impianto urbano prevedeva la caratterizzazione delle strutture principali attraverso la piantumazione di opportune essenze vegetali che ne seguissero l’andamento. Si suggerivano filari di palme lungo le mura e vigneti lungo i fossati che le circondavano e lungo l’antico letto del fiume. Un secondo progetto prendeva in considerazione interventi nel Palazzo Sud. Si suggeriva il riempimento delle fosse fino al piede degli elevati delle strutture al fine di leggerne almeno la planimetria, conservando e restaurando la pavimentazione dei cortili. La creazione di ambienti ricavati in galleria al di sotto dei cortili lungo alcuni tratti delle murature del palazzo avrebbe permesso di leggerne, seppure in fondazione, l’apparecchio murario e ottenere spazi per l’esposizione di documentazione didattica e museale secondo un percorso di visita esterno-interno.

Un terzo progetto doveva intervenire sul monumento più suggestivo della città, la porta di Ishtar. La porta monumentale lungo la Strada delle Processioni che collegava il Tempio di Marduk alla Casa delle Feste, con andamento adiacente al fronte orientale del Palazzo Sud, doveva essere aperta annualmente per la festività in onore del dio. L’edificio, di cui ci sono pervenute le sole murature di fondazione, conserva sulle pareti una straordinaria decorazione a bassorilievo in mattoni stampati con rappresentazioni di file di tori e di animali fantastici alternate. Tale decorazione in fondazione suggerisce che la funzione rituale della porta dovesse sussistere anche durante gli anni intercorsi per la formazione del terrapieno fino a raggiungere la quota dell’acropoli del palazzo. La ricostruzione nel Pergamon Museum di Berlino della porta rivestita in mattoni smaltati deriva dalla ricomposizione dei frammenti rinvenuti in stato di crollo in sito alla quota finale del rialzamento. Poiché la sommità conservata della porta è alla quota della via professionale che l’attraversava, l’apprezzamento dell’apparato decorativo è reso possibile per mezzo di scalinate di discesa e risalita. Il progetto prevedeva il ripristino della continuità della strada al di qua e al di là della porta coprendo e musealizzando, quindi, con una struttura spaziale la lacuna attuale e lo spazio oggi percorribile. Il progetto prevedeva inoltre l’istallazione di un diaframma di weel-points attorno alla porta in grado di raggiungere all’asciutto il piede delle murature, finora mai raggiunto in nessun punto della città.

Gli scavi italiani

All'aspetto urbanistico dell'antica Babilonia si collegarono gli scavi e le prospezioni condotte tra 1987 e 1989 nel quartiere a sud dell'Esagil, denominato "SHU-AN-NA". In particolare, l'area corrispondeva a quella di Ishin Aswad, dove la missione tedesca aveva riportato alla luce le vestigia dei templi di Ishara e di Ninurta. La morfologia del settore si rilevava analoga a quella della zona del Palazzo Sud prima degli scavi tedeschi, con ampie fosse derivate dallo smantellamento d'imponenti strutture in cotto. Sulla base dei dati degli scavi, è possibile ipotizzare l'esistenza in quest'area di un'ampia terrazza di epoca neobabilonese. Gli scavi, purtroppo interrotti per lo scoppio della guerra nel 1990, hanno permesso di individuare un grande terrapieno più recente fondato su livelli neobabilonesi che dovette inglobare, almeno a partire dall'epoca achemenide, una porzione delle mura interne della città. I dati finora a disposizione fanno pertanto ipotizzare che, con il rialzamento delle due vie processionali in epoca neobabilonese (quella d'Ishtar a nord e quella di Nabu a sud), si siano venute a creare due "acropoli" antitetiche collegate ai due assi viari principali della metropoli mesopotamica.

Babilonia dal cielo

Un progetto di ricerca interdisciplinare intrapreso tra 2008 e 2011 dal Centro Scavi Torino in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova (Dipartimento di Architettura, Urbanistica e Rilevamento), l’Università degli Studi di Torino (Dipartimento di Scienze Antropologiche, Archeologiche e Storico territoriali, oggi Dipartimento di Studi Storici) e il Land Technology and Services (LTS), ha affrontato lo studio del territorio di Babilonia e del suo impianto urbano entro le mura attraverso l’individuazione di sistemi urbanistici riconoscibili grazie all’indagine da telerilevamento, all’analisi della morfologia del territorio e dell’analisi dei dati archeologici. L’individuazione di sistemi urbani stratificati e delle loro rispettive interrelazioni ha consentito di meglio inquadrare le fasi di sviluppo storico della città.

L’impianto della metropoli neobabilonese non fu certo il prodotto di una fondazione ex novo: nonostante, però, le ricostruzioni caldee e le fasi insediative più tarde abbiano ovunque obliterato i livelli più antichi (spesso archeologicamente non raggiungibili per l'alto livello della falda freatica), i secolari e radicali eventi politici e naturali (tra cui le “oscillazioni” del corso dell’Eufrate) ed il progressivo ampliarsi della città e del succedersi di fasi ricostruttive hanno lasciato traccia sul terreno. Questi "markers", dovuti ad adattamenti o cambiamenti al piano urbanistico originario, sono riconoscibili a grande scala, considerando l’intero sistema cittadino e le anomalie tra i vari settori. A questo proposito, le immagini fino ad ora processate hanno evidenziato all’interno delle mura urbiche tracce sepolte organizzate che formano diversi "sistemi reticolari" caratterizzati da altrettanti orientamenti per i vari edifici e le strade. Tali sistemi non si limitano a singole strutture e talvolta neppure a determinati settori della città, ma possono ricorrere anche in aree non limitrofe all'interno dell'area urbana. La complessità e l’estensione di questi sistemi è, a nostro giudizio, un aspetto che dovrà essere ancora meglio considerato, in quanto i sistemi possono costituire delle matrici insediative antiche, sovrapposte in successione cronostratigrafica. Se tale presupposto coglie nel segno, il riconoscimento di diversi sistemi a Babilonia, l’indagine sui condizionamenti nell’orientamento delle strutture e la definizione di una cronologia relativa interna grazie al confronto continuo con i dati archeologici degli scavi tedeschi, iracheni e italiani nel sito costituiscono, pur non essendo al momento ancora possibile un riscontro diretto sul terreno, un’interessante opportunità per approfondire le conoscenze sulle fasi urbanistiche di Babilonia. All'interno di questo studio si colloca anche la partecipazione del Centro Scavi Torino al progetto "The Future of Babylon" coordinato dal World Monuments Fund e volto alla elaborazione di mappe archeologiche e tematiche e alla creazione di un management plan del sito.