Kuh-i Kwaja

Progetto: Campagne di scavo a Kuh-i Khwaja
Sito: Sistan — Kuh-i Khwaja
Direttore dello scavo: Giorgio Gullini
Anni: 1960-1961

Negli anni 1960-1961, il Centro Scavi Torino (allora Centro Scavi dell’ISMEO e di Torino) condusse indagini archeologiche nel complesso di Kuh-i Khwaja, nel Sistan iraniano. Le ricerche, coniuganti scavo stratigrafico e studio analitico delle tecniche di costruzione, hanno dimostrato come il sito rappresenti, nelle sue vicende costruttive tra età achemenide ed epoca sasanide, l’elemento chiarificatore dell’architettura dell’Iran orientale, regione di fermento culturale e di incontro tra l’elemento greco ed elemento iranico.

La storia

Con il toponimo di origine araba Sistan è denominata la regione intorno al Lago Hamun, a cavallo degli attuali confini tra Iran e Afghanistan, nota in periodo achemenide con il nome di Zranka o, in greco, Drangiana, ossia “regione presso il lago”. Kuh-i Khwaja sorge al centro del lago, su un’isola in roccia basaltica.

Le notizie letterarie, archeologiche ed epigrafiche iniziano ad essere concrete solo dall’età achemenide, ma sembra lecito ritenere che le prime popolazioni fossero di stirpe iranica, provenienti dal mar Caspio, cui si sovrapposero tribù persiane, presumibilmente già prima dell’impero di Ciro, che conquistò l’area intorno alla metà del VI sec. a.C.

Con l’impero persiano la regione assume una notevole importanza dal punto di vista agricolo e la mantiene fino alla conquista di Alessandro Magno. La tradizione letteraria antica riporta che il sovrano macedone, sul luogo dell’antica capitale, fondò Prophtasia, ossia “l’anticipazione”, a ricordo dello scampato pericolo per la sventata congiura di Philotas. Risulta difficile ricostruire lo sviluppo storico-archeologico della regione in età ellenistica, anche se non è improbabile che essa abbia seguito le stesse vicende della vicina Arachosia, cui fu sempre legata, divenendo presumibilmente nel III sec. a.C. terra di frontiera sia verso l’impero Maurya, sia verso i territori ellenistici occidentali.

Tale situazione perdura fino alla conquista ad opera dei Parti, quando Mitridate annette al suo esercito le tribù seminomadi di stirpe iranica – i saka – ivi stanziate: sembra infatti probabile in questo periodo la costituzione di un regno saka formalmente autonomo, ma perfettamente inserito nell’orbita arsacide. I regni saka si alternano fino al II sec. d.C., quando è probabile, più che una vera conquista, un’influenza a seguito della grande espansione kushana. Con l’avvento dei Sasanidi e le grandi imprese di Ardashir I (224-241 d.C.) si riafferma anche nelle provincie orientali dell’Iran il potere centrale, a spese dei principati indipendenti, e il problema delle frontiere orientali – e quindi della Drangiana – ritorna particolarmente vivo.

Le indagini archeologiche

L’indagine archeologica condotta negli anni Sessanta sulla collina di Kuh-i Khwaja ha permesso di identificare i resti monumentali ivi rinvenuti con un centro di grande importanza sacrale-religiosa. Tali resti sono stati divisi in cinque gruppi: il Palazzo di Gondofares, costituito da strutture monumentali disposte intorno a un cortile quadrato; l’abitato, immediatamente adiacente al palazzo, tra la cerchia di mura ad esso pertinenti e una seconda cerchia più esterna; un gruppo di strutture di terrazzamento in pietra, situate a NE ed W del Palazzo, su cui si sovrappose un consistente numero di tombe; un gruppo di strutture con sostruzioni in basalto, poste alla sommità dell’altura, alle spalle del Palazzo; infine il complesso del cosiddetto Chihil Dukhtaran, ossia “delle quaranta ragazze”, sullo sperone SW della collina, relativamente isolato, ma posto a controllo dell’intera regione, che è stato infatti identificato con un forte di forma quadrangolare.

La ricerca è consistita in una ricognizione sistematica dell’area e nello scavo stratigrafico concentrato in particolare nel settore del Forte Chihil Dukhtaran.